Gli autonomi italiani sono 5,3 milioni, ovvero il 23,2% degli occupati, oltre la media Ue che si ferma al 15,7%.
Nonostante una percentuale di lavoratori autonomi superiore alla media europea, durante il periodo 2008-2017, gli indipendenti si sono ridotti del 10,7% ( – 642 mila occupati) e sono aumentati i dipendenti del 2,7%.
Il calo ha riguardato il lavoro autonomo tradizionale (artigiani e commercianti), come indica la forte caduta del lavoro in proprio, che nel periodo 2008-2013 si è concentrato soprattutto sui lavoratori senza dipendenti e sui coadiuvanti familiari, mentre negli ultimi anni, periodo 2013-2017, ha interessato i datori di lavoro.
CATEGORIE DI LAVORO INDIPENDENTE
Indice dei contenuti
Il lavoro indipendente presenta profili professionali e livelli di autonomia molto differenti. Si possono distinguere tre grandi raggruppamenti:
- Gli autonomi con dipendenti, ovvero i datori di lavoro, che rappresentano una parte importante del nostro sistema produttivo caratterizzato, rispetto alle altre grandi economie europee, dalla micro e piccola impresa (1 milione 401 mila, il 27,7% del totale).
Negli ultimi dieci anni questo segmento ha registrato una flessione di 232 mila unità (-14,2%). - Gli autonomi “puri” senza dipendenti che rappresentano il segmento maggioritario (3 milioni 314 mila, pari al 65,6% del totale) suddiviso in lavoratori in proprio (2 milioni 102 mila), e in liberi professionisti (1 milione 88 mila).
Questi due insiemi, dice l’Istat, si concentrano principalmente nei settori agricolo e industriale, in particolare in quello delle costruzioni. Nei comparti dei servizi i datori di lavoro e gli autonomi puri si concentrano soprattutto nel commercio.
- I lavoratori parzialmente autonomi sono figure che, seppur formalmente autonome, presentano caratteristiche di subordinazione.
In Italia sono 338 mila (il 9,3% degli autonomi senza dipendenti) e comprendono quanti generalmente si trovano in condizione di mono-committenza.
IDENTIKIT DEL LAVORATORE PARZIALMENTE AUTONOMO
Sono per lo più giovani e donne, ma anche stranieri, presenti in maggior numero al Nord.
Sono scolarizzati, impiegati in misura maggiore in attività altamente qualificate ma anche in quelle senza qualifica.
Il lavoratore parzialmente autonomo si concentra maggiormente nei comparti dei servizi alle famiglie e alle persone, nella sanità e nell’ assistenza sociale , nell’ istruzione e nella pubblica amministrazione, come anche nei trasporti e nel magazzinaggio.
Quello che caratterizza questa categoria di lavoratori autonomi sono alcuni vincoli di subordinazione verso il committente tra cui: l’ orario di lavoro stabilito principalmente dal cliente, avere come luogo di lavoro la sede del cliente e l’impossibilità di assumere dipendenti.
È in questa fetta di lavoratori che si inserisce la maggior quota di “insoddisfatti” circa il proprio lavoro.
PERCHÈ ESSERE UN INDIPENDENTE
Se la scelta di lavorare come autonomi scaturisce spesso dal presentarsi di un’opportunità (motivo segnalato dal 38,7% degli indipendenti) o dalla prosecuzione dell’attività di famiglia (24,0%), per i “parzialmente autonomi” le ragioni indicate sono differenti: il 29,2% ha scelto di essere un indipendente perché non ha trovato un lavoro da dipendente e l’8,9% è diventato indipendente in seguito alla richiesta del datore di lavoro/committente.
In generale, il 51,1% degli indipendenti si ritiene molto soddisfatto del proprio lavoro (mentre tra i dipendenti il dato sale 53,6%).
Gli aspetti di cui gli indipendenti sono più soddisfatti rispetto ai dipendenti sono l’interesse per il tipo di lavoro, la possibilità di scegliere quando e con chi lavorare e, soltanto tra i datori di lavoro, la soddisfazione per il giro di affari.
Chi però farebbe volentieri a meno della propria indipendenza è proprio chi ha una autonomia soltanto parziale: se il 78,9% dei datori di lavoro e il 69,5% degli autonomi puri non cambierebbe status, un lavoratore parzialmente autonomo su due vorrebbe diventare un dipendente. Di contro appena il 10,7% dei dipendenti vorrebbe diventare un indipendente.
FLAT TAX: SARA’ UN INCENTIVO PER GLI AUTONOMI?
In questo contesto si vanno ad inserire anche le novità fiscali introdotte con la Legge di bilancio 2019, stiamo parlando della Flat Tax, la manovra per chi ha la partita Iva con il regime forfettario.
COME FUNZIONA
A partire da gennaio 2019 per chi aderirà alla flat tax sono previste tre tipologie di tassazione:
- Regime forfetario con Flat Tax al 15% per titolari di partite Iva con ricavi o compensi fino a 65 mila euro;
- Regime forfetario con Flat Tax agevolata al 5% per le start up di contribuenti under 35 o over 55.
- Dal 2020, introduzione della Flat Tax al 20% per chi genera ricavi o compensi tra i 65 mila euro e i 100 mila euro.
CHI NON PUÒ ADERIRE
Chi rimane fuori dalla possibilità di usufruire della flat tax sono:
- I soci di Srl. Coloro che partecipano a società di persone o associazioni, imprese familiari, società a responsabilità limitata.
Con la nuova formulazione introdotta in Legge di bilancio l’accesso al regime sarà precluso a coloro che, sempre contemporaneamente all’attività per cui godono del regime agevolato, sono soci di società a responsabilità limitata (srl), ancorché non abbiano esercitato l’opzione per la trasparenza fiscale. - Gli ex dipendenti. Sono esclusi anche coloro che hanno come committente un ex datore di lavoro dipendente o a un attuale datore. Questo per combattere apertamente il fenomeno delle false partite Iva.
- Lavoratori dipendenti. Ultimissima novità parla anche dell’esclusione dei lavoratori dipendenti. È stata,infatti, eliminata la norma che consentiva l’applicazione del regime agevolato a chi percepiva un reddito da lavoro dipendente fino a 30mila euro l’anno.
Cosa ne pensi di queste novità? Sei d’accordo?
Hai deciso spontaneamente di aprire la partita iva oppure è stata una scelta obbligata?
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La sanità privata è piena di false partite iva. Perchè non si parla di questo!
Fisioterapisti, infermieri, tecnici di radiologia e persino medici finti liberi professionisti che oltre a non essere veri imprenditori devono fare turni, devono rispettare orari e prestazioni gestite dal committente.
Poi, circa i TSRM, vogliamo parlare di tutta la questione della radioprotezione e della salvaguardia del paziente che con l’uso della partita iva viene meno, per ovvie e facilmente intuibili motivazioni!
Ciao Tsrm, sicuramente sono tante le partite iva che celano un lavoro in realtà dipendente. Quello che ci fornisci è uno spunto importante che approfondimeremo prossimamente, grazie!