NASPI: Quante volte si può rifiutare un’offerta di lavoro?

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Nel nostro paese, la legge cerca continuamente di stringere le maglie delle normative per evitare che ci sia chi approfitta dei soldi pubblici per fare la bella vita. È il caso di chi, dopo aver perso il lavoro, percepisce l’indennità di disoccupazione e, nel frattempo, fa qualche mestiere in nero per portare a casa un doppio stipendio.

Va da sé che il furbo di turno troverà una qualsiasi scusa per tornare a mettersi di nuovo in regola, almeno finché c’è lo Stato che garantisce un’entrata mensile. Così, respinge qualsiasi offerta che arrivi dal Centro per l’impiego e va avanti a fare la doppia vita del disoccupato e dell’evasore. Ma quanto può durare una situazione del genere? 

Quante volte si può rifiutare un lavoro in Naspi?

Qui si pone un problema e si propone una domanda: ma il Centro per l’impiego sa che un disoccupato rifiuta un lavoro in Naspi? Perché può capitare che l’offerta arrivi da un privato e che, pertanto, l’ufficio che deve controllare il comportamento di chi percepisce il sussidio non venga a sapere né della proposta né del colloquio, tanto meno di come vanno a finire le cose. In questo modo, il furbo può tenersi la Naspi, rifiutare un lavoro sul quale dovrebbe pagare le tasse e continuare con la sua attività sotto corda. Il Centro per l’impiego questo lo viene a sapere?

Se così fosse, verrebbero meno i presupposti per percepire la Naspi. Vediamo quando e perché.

Naspi: quando se ne ha diritto?

Non tutte le persone che restano senza lavoro hanno diritto alla Naspi. Il sussidio spetta solo a chi ha perso l’occupazione in modo involontario. Significa che chi decide di dimettersi per restare a casa e cambiare vita non può percepirla.

A meno che le dimissioni siano state per giusta causa, cioè come conseguenza di un comportamento scorretto da parte del datore di lavoro. Questo succede quando, ad esempio:

  • non viene pagato lo stipendio;
  • si è vittima di mobbing;
  • si è vittima di abusi o di molestie sessuali nel luogo di lavoro;
  • si viene demansionato, cioè vengono modificate in peggio le mansioni lavorative;
  • cambiano le condizioni di lavoro a seguito di cessione dell’azienda ad altri;
  • si viene spostati in un’altra sede senza comprovate ragioni tecniche, produttive oppure organizzative;
  • un superiore gerarchico manifesta un comportamento ingiurioso nei confronti del lavoratore.

Questo significa che le dimissioni presentate per un altro motivo non danno diritto alla Naspi. Per ottenere il sussidio, dunque, occorre:

  • essere licenziato (anche per giusta causa);
  • la mancata trasformazione del contratto di apprendistato in rapporto a tempo indeterminato;
  • il mancato rinnovo di un contratto a termine.

In via del tutto eccezionale, può ricevere la Naspi anche la donna in stato di gravidanza che si dimette proprio mentre è incinta. Le spetterà il sussidio dal primo giorno in cui ha saputo di aspettare un bambino fino al 1° anno di età del figlio.

Naspi: quando invece non se ne ha diritto?

Come abbiamo detto, non ha diritto alla Naspi chi si dimette senza una giusta causa ma per libera scelta. Inoltre, il sussidio non spetta quando azienda e lavoratore decidono di comune accordo di risolvere il contratto di lavoro.

La Naspi può essere percepita in caso di risoluzione consensuale se il rapporto si interrompe:

  • durante la conciliazione presso la Direzione territoriale del lavoro (Dtl) previa all’avvio della procedura di licenziamento;
  • per il rifiuto del lavoratore di trasferirsi in un’altra sede aziendale distante più di 50 km da quella attuale.

Naspi: quando si perde?

Nel momento in cui un dipendente che perde il lavoro in una delle condizioni citate riceve ogni mese la Naspi, deve onorare alcuni impegni, pena la perdita della prestazione.

Uno di questi è la partecipazione obbligatoria alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione professionale organizzate dal Centro per l’impiego. Il disoccupato che si rifiuta di aderire a più di una di queste iniziative, perde il diritto alla Naspi.

Altro impegno importante – quello che, maggiormente, ci interessa in questo articolo – è quello di accettare un’offerta di lavoro congrua. Chi lo rifiuta, non solo perde la Naspi ma anche lo stato di disoccupazione. Dovrà iscriversi di nuovo al Centro per l’impiego, ma solo dopo che saranno trascorsi almeno due mesi.

Naspi: cos’è l’offerta di lavoro congrua?

Significa che un solo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua fa perdere il diritto alla Naspi. Ma che cosa si intende per «offerta congrua»? I criteri per ritenerla tale cambiano a seconda della durata della disoccupazione.

Se l’offerta arriva a chi è disoccupato da non più di 6 mesi, si ritiene congrua quando:

  • riguarda uno dei settori stabiliti nel patto di servizio firmato dal lavoratore presso il Centro per l’impiego;
  • la retribuzione è maggiore di 1,2 volte l’assegno di disoccupazione se l’interessato percepisce un’indennità di sostegno al reddito;
  • la sede di lavoro non dista più di 50 km o di 35 km se non ci sono mezzi di trasporto pubblico, oppure sia raggiungibile mediamente in 80 minuti con i mezzi pubblici.

Se l’offerta arriva a chi è disoccupato da 6 a 12 mesi, si ritiene congrua quando:

  • riguarda uno dei settori stabiliti nel patto di servizio firmato dal lavoratore con il Centro per l’impiego o uno dei settori contigui;
  • la retribuzione è maggiore di 1,2 volte l’assegno di disoccupazione se l’interessato percepisce un’indennità di sostegno al reddito;
  • la sede di lavoro non dista più di 50 km o di 35 km se non ci sono mezzi di trasporto pubblico, oppure sia raggiungibile mediamente in 80 minuti con i mezzi pubblici.

Il contratto di lavoro deve essere a tempo indeterminato oppure a tempo determinato o di somministrazione, purché abbia una durata di almeno tre mesi.

Il rapporto di lavoro deve essere a tempo pieno o parziale, con orario superiore all’80% di quello osservato durante l’ultimo rapporto di lavoro.

Infine, la retribuzione non può essere inferiore al minimo stabilito dal contratto nazionale di categoria.

Naspi: quando si può rifiutare un’offerta?

Come detto, rifiutare un lavoro in Naspi fa venire meno la prestazione e lo stato di disoccupazione. Ci sono, però, delle eccezioni. Una, il fatto che l’offerta di lavoro non sia congrua, cioè non rispetti le condizioni sopra citate. Inoltre, è possibile respingere una proposta per giustificato motivo in caso di:

  • stato di malattia o di infortunio debitamente documentato;
  • richiamo alle armi o servizio civile;
  • stato di gravidanza, per il tempo di astensione previsto dalla legge;
  • gravi motivi familiari documentati;
  • limitazione legale della mobilità personale;
  • comprovato motivo di causa maggiore.

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