Il Job Hopping è una pratica lavorativa molto diffusa, specialmente in america, dove i giovani “saltano” da un lavoro ad un altro per migliorare il proprio salario.
Ma questa pratica porta con se dei vantaggi? Scopriamolo insieme
JOB HOPPING: COS’È?
Il Job Hopping è un fenomeno sempre più diffuso, in Italia ma non solo.
Si tratta della pratica di passare da un posto di lavoro all’altro, cambiando frequentemente azienda e talvolta anche città.
Parzialmente individuabile come prodotto di una situazione storica e socio-economica foriera di crisi e disorientamento, il job hopping è in realtà assunto sempre più spesso anche come atteggiamento spontaneo, dai giovani che iniziano ad affrontare un percorso professionale in cerca di una collocazione che faccia al caso loro.
Il fenomeno, quindi, sembra non essere necessariamente una conseguenza della diffusa precarietàche colpisce i neolaureati che si affacciano sul mondo del lavoro.
Dalle indagini svolte da una nota società di servizi professionali alle imprese, emerge che i due terzi dei giovani intervistati dichiari di non aspirare a lavorare tutta la vita nella stessa azienda e di voler cambiare lavoro nei prossimi 5 anni.
Dunque, che si tratti di una distorsione di prospettive o meno, si è fatta largo la convinzione che il percorso di crescita professionale possa avvenire solo mettendosi alla prova in situazioni sempre diverse, acquistando abilità uniche da ogni mansione svolta e soprattutto facendo networking.
Alla base di questo desiderio non ci sarebbero, come si potrebbe pensare, solo delle motivazioni economiche; anche l’etica fa la differenza. Solo il 17% del campione crede che l’azienda per cui lavora persegua il proprio business in modo etico, mentre il 16% afferma che l’obiettivo è quello di fare esclusivamente il proprio tornaconto senza molto rispetto per la società.
IL JOB HOPPING È DAVVERO VANTAGGIOSO?
Ha provato a dare una risposta a questa domanda il sito The Muse, in un articolo dal titolo “Job Hopping Affecting Career”, dove venivano stilati i pro e i contro di questa pratica sempre più diffusa.
A livello di curriculum, la frequenza ravvicinata con cui si cambia lavoro è senza dubbio un’arma a doppio taglio. Se, da un lato, dà l’idea di una persona motivata, flessibile e adattabile; dall’altro non dà molte garanzie al datore di lavoro sul piano della fedeltà aziendale.
Bisogna inoltre prendere in considerazione il fatto che, cambiando spesso lavoro, si rischia di non specializzarsi abbastanza in un determinato settore, mettendo quindi in una posizione di svantaggio le proprie abilità.
Sicuramente cambiare spesso lavoro può migliorare le proprie skill in più campi, rendendo il proprio profilo professionale più appetibile in più settori. Ovviamente viene da chiesersi se il gioco vale la candela, ma purtroppo non esiste una risposta univoca, poiché la riuscita è dettata dal contesto sociale e lavorativo da cui si è circondati.
Cosa ne pensi del Job Hopping? Pensi sia una buona alternativa al posto di lavoro “fisso”? Scrivimelo nei commenti!
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