Sempre di più i genitori che si mettono alla ricerca del lavoro al posto dei figli.
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I genitori, ormai, si occupano della compilazione del curriculum, dell’invio delle email, si presentano per chiedere lavoro in loro vece e addirittura rispondono al telefono quando il selezionatore li contatta per convocarli al colloquio.
Tutto questo cosa comporta?
Quello che molti giovani ignorano del mondo del lavoro è che il processo di selezione si innesca fin dal primo contatto, e che si viene valutati, o nella peggiore delle ipotesi, scartati, proprio perché il selezionatore non riesce ad entrare in “contatto” con il candidato.
“No pain, no gain”, “nessun dolore nessun guadagno” dice un proverbio anglosassone, ed è proprio questo il rischio: Dare ai ragazzi l’impressione che le cose si ottengano senza sforzo.
Cercare lavoro, quindi, diventa anche un metodo educativo, i genitori non dovrebbero portare i curricula dei loro figli, né accompagnarli al colloquio.
Cosa pensa il selezionatore al riguardo?
Sicuramente tutto questo denota una scarsa volontà, bassa responsabilità, poca affidabilità e tanta insicurezza. Tutti atteggiamenti che non concorrono, di certo, a fare una buona impressione agli occhi di chi sta esaminando.
Altre volte, invece, è il genitore a proiettare le proprie ambizioni sul figlio, arrivando a candidare quest’ultimo per posizioni che egli ritiene più adatte senza neanche chiedere cosa ne pensa o addirittura senza avvisarlo.
Fate sempre le vostre scelte in maniera autonoma.
Un confronto con gli altri non guasta mai, ma fate sempre le vostre scelte in maniera autonoma, farsi influenzare o addirittura far scegliere gli altri al proprio posto, non è di certo una saggia decisione!
Ricordate: non basta un colloquio per ottenere il lavoro che si desidera. A volte la strada è lunga e tortuosa, l’importante è non arrendersi, non fermarsi, ma cercare, aggiornarsi e ricordarsi che dopo tanti “no”, un SI arriva sempre!